Viaggio nella Hind Rajab Foundation, l’organizzazione che dà la caccia ai criminali di guerra israeliani in tutto il mondo
- David Kattenburg
- 29 gen
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 30 mar
Esattamente un anno fa Hind Rajab, di sei anni, veniva uccisa da un carro armato israeliano mentre cercava un rifugio sicuro a Gaza. Oggi una fondazione belga dà la caccia ai criminali di guerra israeliani in suo nome.

È stato un modo terribile di morire per una bambina: rannicchiata sul sedile posteriore di un’auto accartocciata, crivellata di colpi, bloccata a un incrocio di Gaza, a pochi metri da un carro armato Merkava israeliano; la zia e lo zio morti sul sedile anteriore; quattro cugini accasciati accanto a lei, sanguinanti; supplicando il centralinista palestinese all’altro capo di un telefono cellulare, implorando aiuto, piangendo, gridando di aver paura.
Poi, in un lampo, fatta a pezzi da un torrente di colpi di mitragliatrice, forse americani.
Hind Rajab è stata uccisa esattamente un anno fa. Aveva sei anni.
Oggi, una fondazione istituita in nome di Hind cerca giustizia, non solo per lei, ma per le innumerevoli persone palestinesi uccise da Israele in violazione del diritto internazionale.
Però la fondazione non persegue Israele come Stato; ha invece adottato un approccio diverso: sta perseguendo i singoli soldati israeliani coinvolti.
In una denuncia depositata l’8 ottobre alla Corte penale internazionale dell’Aia, la Hind Rajab Foundation, con sede a Bruxelles, ha identificato un migliaio di membri dell’esercito israeliano, ritenuti perseguibili dalla Corte, sulla base di 8.000 dati probatori, tra cui post dei soldati stessi, pubblicati sui social media mentre si trovavano in una Gaza devastata.
Tra le azioni di cui le reclute e gli ufficiali israeliani si sono vantati su Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, Telegram e altri social network: bombardamenti indiscriminati; uccisioni mirate di non combattenti, tra cui personale medico, giornalisti e civili che sventolavano bandiere bianche, distruzione selvaggia di case, ospedali, scuole, mercati e moschee, riduzione intenzionale della popolazione alla fame e saccheggi.
Una ricerca su Google “Soldati israeliani applaudono mentre fanno esplodere edifici” produce questo risultato e quest’altro e quest’altroancora, oltre a molti altri post dello stesso tipo.
L’insensibilità con cui i soldati israeliani hanno celebrato apertamente e pubblicamente i loro crimini di guerra, probabilmente pensando di farla franca, è proprio ciò in cui confida la Fondazione Hind Rajab per chiedere conto a questi soldati dei loro crimini.
Mondoweiss ha parlato del lavoro della Fondazione Hind Rajab con il suo legale di riferimento, Haroon Raza.
Nata dal Movimento 30 marzo, la Fondazione monitora i crimini di guerra israeliani a Gaza dal dicembre 2023, assistita da una rete di attivistǝ e avvocatǝ in tutto il mondo.
“È questa la forza della nostra organizzazione”, ha dichiarato Raza a Mondoweiss. “Siamo in migliaia. Abbiamo una rete di investigatori molto ampia sia internamente che esternamente. E, grazie a questo, abbiamo abbastanza personale per tenere d’occhio quasi tutti”.
“Abbiamo occhi e orecchie ovunque, letteralmente”. Quegli occhi e quelle orecchie sono concentrati sugli account social dei membri dell’esercito che hanno prestato servizio a Gaza dall’inizio della guerra di Israele, quindici mesi fa - una guerra verosimilmente genocida, come ha sentenziato la Corte Internazionale di Giustizia questa settimana di un anno fa, tre giorni prima del brutale assassinio di Hind Rajab.
“Tutti loro usano i social media”, ha raccontato Raza a Mondoweiss, “e molti di loro semplicemente postavano selfie e foto di gruppo, mostrando esattamente dove si trovavano e cosa stavano facendo”.
“Così si sente un ragazzo, si vede un ragazzo che si fa un selfie, voci di uomini e di donne, poi fanno esplodere [l’edificio] e infine esultano”, dice Raza, riferendosi a un video fornito alla CPI dalla fondazione.
Oltre ai video e alle immagini incriminate, la Fondazione sta documentando date, orari e luoghi precisi di Gaza, incrociandoli con altri post degli stessi soldati.
“Non è fantascienza”, ha detto Raza a Mondoweiss, riferendosi a un soldato in particolare.
“Abbiamo potuto tracciare i suoi movimenti e verificare che era effettivamente stato lì quel giorno - diciamo a Rafah quel giorno, diciamo nel maggio 2024 - e nel nord di Gaza quel giorno. E quindi il suo rapporto è stato rafforzato dal resto delle prove che ci ha fornito”.
Internet non dimentica mai.
Grazie al lavoro della Hind Rajab Foundation, i comandanti delle forze armate israeliane hanno ordinato ai soldati di smettere di vantarsi dei loro crimini per timore che possano essere arrestati o perseguiti durante i loro viaggi all’estero.
“I vertici dell’IDF o dell’IOF hanno chiesto loro ufficialmente di non smettere di commettere crimini di guerra... Non hanno chiesto loro di farlo”, ha dichiarato Haroon Raza a Mondoweiss.
“Hanno chiesto loro di smettere di pubblicare ciò che stavano facendo. E questo ci rende le cose più facili. Questo dimostra l’intenzione. Dimostra che sanno cosa hanno fatto i loro militari, uomini e donne. Che non se ne vergognano, ma che non vogliono che finiscano nei guai”.
I soldati potrebbero seguire questo consiglio.
“È interessante vederli cancellare tutto”, dice Raza, “sapendo di aver commesso dei crimini. Ma dimenticano che Internet ha una memoria lunga e noi abbiamo avuto abbastanza tempo”.
“Abbiamo un enorme database di informazioni che sono state verificate e comprovate con le informazioni già in nostro possesso”, ha dichiarato Raza a Mondoweiss. “E tutto ciò che dobbiamo fare è presentare una denuncia sulla base delle prove che possiamo vedere e sentire sia nei video sia nelle fotografie”.
Tra i mille soldati citati nel dossier della Hind Rajab Foundation per la Corte penale internazionale ci sono una serie di ufficiali e comandanti, tra cui trentatré con doppia cittadinanza israeliana e straniera, una dozzina di francesi e di statunitensi, quattro canadesi, tre britannici e due olandesi.
Si tratta solo della punta dell’iceberg.
“Una grande percentuale della popolazione israeliana ha la doppia nazionalità”, ha dichiarato Raza a Mondoweiss. “Molti di loro sono immigrati dagli Stati Uniti, dall’Olanda e da altri Paesi. Per questo motivo, il numero effettivo sarà molto più grande di trentatré”.
La Fondazione ha trasmesso l’elenco dei soldati israeliani a dieci diversi Paesi che i soldati israeliani chiamano casa, o dove tendono a recarsi al termine del servizio militare, per riposare e rimettersi in sesto; Paesi che applicano la giurisdizione universale sui crimini internazionali più gravi.
Un arresto riuscito è solo questione di tempo, dice Raza. “Mi aspetto che avvenga entro pochi mesi”.
“Questi membri dell’IOF vanno in vacanza, a volte utilizzando voli con scalo... soprattutto se vogliono andare a Bali o altrove”, dice Raza. “Tutto quello che dobbiamo fare è controllare la regione in cui si trovano, verificare qual è lo schema di volo più frequente e poi presentare un esposto”.
Sono state presentate denunce in Austria, Germania, Spagna, Italia, Svezia, Thailandia ed Ecuador.
Diversi tentativi di arresto, in Brasile e Argentina, non si sono concretizzati, dopo che i soldati sono stati avvertiti e sono fuggiti.
Un arresto riuscito è solo questione di tempo, dice Raza. “Mi aspetto che avvenga entro pochi mesi”.
La Fondazione sta prendendo di mira anche i complici e gli istigatori dei crimini di guerra israeliani. Tra questi, i tifosi della squadra di calcio Maccabi Tel Aviv che hanno dato vita a disordini ad Amsterdam lo scorso autunno e un rabbino militare della Brigata Givati di Israele che si è vantato di aver distrutto interi quartieri di Gaza e ha sostenuto l’uccisione di civili palestinesi.
Falso senso di sicurezza
Come i vecchi criminali di guerra nazisti che si nascondevano in Paraguay, Canada o Europa, apparentemente invulnerabili, i soldati israeliani provano un falso senso di sicurezza, dice Haroon Raza.
“Lasciate che ci accusino”, ha detto Raza a Mondoweiss. “Stiamo seguendo il loro caso. Li stiamo rintracciando. Se toccheranno qualsiasi Paese con giurisdizione universale o qualsiasi Paese che sia propenso a perseguirli, li coglieremo in flagrante”.
“Abbiamo promesso una cosa a noi stessi e l’uno all’altro: Non ci fermeremo fino alla fine dei nostri giorni, finché non avremo preso tutti. Ovviamente, anche i responsabili dell’omicidio di Hind Rajab”. - Haroon Raza
L’artigliere israeliano responsabile del crudele omicidio di Hind Rajab dovrà fare i conti con la giustizia?
Haroon Raza pensa di sì.
“Vi dirò perché”, ci ha detto.
“Quando c’è una giurisdizione universale, specialmente se riguarda i crimini di guerra o i crimini contro l’umanità, di solito non c’è prescrizione nella legislazione nazionale. Ciò significa che, anche se li scopriamo dopo vent’anni, proprio come ha fatto Simon Wiesenthal, possiamo ancora perseguirli. Ed è proprio questo che siamo... Siamo il Centro Simon Wiesenthal di Gaza, se preferite”.
“Il che significa che, come [Simon Wiesenthal] ... per quanto riguarda la Shoah e l’Olocausto, ha avuto pazienza e perseveranza, e così faremo anche noi. E abbiamo promesso una cosa a noi stessi e gli uni agli altri: Non ci fermeremo fino al giorno della fine, fino a quando non avremo preso tutti. Naturalmente, anche i responsabili dell’omicidio di Hind Rajab. La nostra promessa a lei, alla sua famiglia e al popolo palestinese è che sarà fatta giustizia”.
La Hind Rajab Foundation accoglie come volontari esperti di social media e soprattutto avvocati.