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Uscire dalla legge ed entrare nella rivoluzione

  • Immagine del redattore: Basel Al-Araj
    Basel Al-Araj
  • 19 giu 2024
  • Tempo di lettura: 13 min

Aggiornamento: 23 mar

Il presente brano è stato tradotto in italiano a partire dalla traduzione inglese di Bassem Saad.





Copertina del libro di Basel Al-Araj
Copertina del libro "وجدت أجوبتي: هكذا تكلم الشهيد باسل الأعرج"

Prefazione


L'assassinio di Basel al-Araj nel 2017, ripreso dalle telecamere e condiviso, con orgoglio, dall'account Twitter ufficiale dell'IDF, ha messo a tacere una delle voci più coraggiose e creative della sinistra radicale palestinese. Basel aveva trentuno anni al momento della sua morte; scrittore, insegnante e oppositore militante dello Stato sionista, si nascondeva da sei mesi quando i soldati israeliani presero d'assalto la casa in cui si era rifugiato ad al-Bireh, nella periferia di Ramallah. Al-Araj e cinque compagni avevano già scontato mezzo anno di detenzione presso l'Autorità Palestinese, durante il quale avevano iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le torture subite. Dopo intense manifestazioni pubbliche, i sei militanti furono rilasciati, ma sapevano che la loro "libertà" non sarebbe durata a lungo.


Tra i pochi oggetti di al-Araj trovati nel suo nascondiglio, armi, una kefiah, libri di Antonio Gramsci e del marxista libanese Mahdi Amel, e una pila di suoi scritti inediti, c'era una lettera, da rendere pubblica in caso della sua uccisione, che contestualizzava il suo sacrificio nella storia della resistenza palestinese: “Ho letto per molti anni i testamenti dei martiri e ne sono sempre rimasto perplesso: rapidi, brevi, poco eloquenti e senza soddisfare la ricerca di risposte alle domande sul martirio. Mi incammino ora verso il mio destino, soddisfatto e convinto di aver trovato le mie risposte”.


I Have Found My Answers: Thus Spoke the Martyr Basel al-Araj, una raccolta di scritti di al-Araj, è stata pubblicata in arabo nel 2018. Il volume raccoglie brani pubblicati in precedenza, tributi ad al-Araj, post sui social media, nonché una selezione degli scritti ritrovati dopo la sua morte. (Attualmente si sta cercando di tradurre questi testi in inglese; l'opera completa sarà pubblicata da Maqam Books nel corso dell'anno). I testi testimoniano il dinamismo della missione intellettuale di al-Araj e, insieme, realizzano una sintesi rapida e impressionante di manifesto, analisi congiunturale e formazione politica. Lo stile è franco, feroce; non sorprende che l'autore abbia organizzato tour radicali a piedi e insegnato all'Università Popolare, gestita da attivisti, in Cisgiordania. Gli argomenti spaziano da episodi della storia palestinese a indagini speculative, persino psicologiche, sul significato della resistenza. C'è anche un'opera di narrativa storica, scritta dal punto di vista di un membro della famiglia al-Araj nato prima della Nakba. Le opere condividono un impegno assoluto per la libertà del popolo palestinese e suggeriscono un approccio ideologico duttile, persino ecumenico. Nonostante la sua vigorosa difesa della lotta armata, al-Araj non aderì mai ad alcuna fazione e mirò, nella sua vita e nei suoi scritti, a fornire un senso accortamente capillare di ciò che la resistenza palestinese è e può raggiungere.


Pubblichiamo la seguente traduzione di "Uscire dalla legge ed entrare nella rivoluzione" per tre motivi. Il primo è quello di esprimere, in qualità di gruppo, la  nostra profonda solidarietà di lunga data con la lotta per la libertà del popolo palestinese e l'opposizione radicale al progetto sionista, il cui ultimo episodio è rappresentato dall'offensiva genocida su Gaza da parte dello Stato di Israele. Mentre scriviamo, i media tradizionali riportano che oltre 33.000 persone palestinesi di Gaza sono state uccise; il numero reale è probabilmente molto più alto, ammontando a più di 41.000 se si tiene conto delle persone disperse sotto le macerie. La nostra seconda ragione deriva dalla prima: riteniamo fondamentale, nell'attuale profusione di notizie, diplomazia, dibattiti e bugie, tradurre e pubblicare scritti palestinesi insurrezionali. L'assalto pluridecennale alla Palestina, con i vari mezzi interconnessi del genocidio, dell'ecocidio e del politicidio, ha sempre incluso un elemento di "scolasticidio". Questa è una cultura intellettuale sotto tiro; il fatto che ogni università di Gaza sia stata fatta a pezzi negli ultimi sette mesi è solo l'ultima ripugnante prova dell’impulso coloniale a uccidere la conoscenza.


La nostra terza ragione coincide con il saggio stesso. Come suggerisce il titolo, "Exiting Law and Entering Revolution" indaga sul legame tra la figura del fuorilegge o del bandito e la soggettività del rivoluzionario. Non riassumeremo il pezzo in questa sede; l'esposizione di al-Araj è lucida, e comunque procede attraverso la suggestiva giustapposizione di frammenti e figure particolari invece di attenersi a una tesi esplicita. Tra le allusioni allo sceicco rivoluzionario palestinese Izz ad-Din al-Qassam, allo scrittore siriano Hanna Mina e al ribelle algerino Ali La Pointe (la cui morte, riprodotta alla fine de La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, ha un'impressionante somiglianza con quella di al-Araj), ci sono anche riferimenti a Malcolm X e a Eric Hobsbawm, intellettuali militanti del Nord globale. Il che significa che mentre la catastrofe di Gaza invia onde d'urto in tutto il mondo, costringendoci a rinnovare il nostro impegno essenziale per la liberazione, non stiamo semplicemente guardando la Palestina; la Palestina ricambia e guarda verso di noi.


***


La gente correva al suono dei proiettili, partecipava alla mischia, senza chiedersi perché o come. I connazionali contro i francesi. Tutto è chiaro e avviene anche se la disputa è per una banalità o se la lotta è tra ubriachi. Il colonizzatore francese è allora un nemico, e resistere al nemico è un dovere. In quei giorni, passando da una casa all'altra, ho capito il significato delle parole di Ibrahim Al-Shankal sulla resistenza contro il colonizzatore, sullo spirito nazionale, sull'entusiasmo, sull'iniziativa, sulla solidarietà, sull'odio negli occhi, nelle bocche e nelle mani, sull'odio per tutto ciò che è francese e per chiunque collabori con i francesi, siano essi proprietari terrieri o Aghas, popolani o deboli di spirito e di coscienza. Per quanto riguarda coloro che hanno combattuto in battaglia e sono sfuggiti all'arresto, sono stati onorati dalla città e io ero tra loro. Io, colui che era stato in un mondo e si è trovato improvvisamente in un altro. Io, quello che era diventato un patriota senza capire il significato di patriottismo come lo avevano capito invece coloro che Dio aveva benedetto con coscienza e coraggio.


La fine di un uomo coraggioso, Hanna Mina


Nelle letterature che esaminano la storia rivoluzionaria dei popoli, ricorrono alcuni individui eccezionali e divisivi che fondono la rivoluzione con l'eroismo, il crimine e le violazioni della legge con la tradizione e i costumi. I racconti delle loro vite sono spesso simili in termini di origine, circostanze, traiettoria e conclusione. Soprattutto, sono simili nel modo in cui vengono accolti: in tutti questi casi, l'opinione pubblica è divisa su come trattare questi racconti. Alcuni considerano questi individui come piccoli criminali e fuorilegge, mentre altri li vedono come eroi. 


Gli arabi conoscevano questo fenomeno da molto prima dell'Islam, in quanto era rappresentato dai gruppi di vagabondi noti come Sa'alik, il più famoso dei quali era Urwa bin al-Ward, soprannominato Principe dei Sa'alik. Questi gruppi di uomini che rompevano con le consuetudini e le tradizioni, confrontandosi con i sistemi economici, sociali e politici delle loro tribù, venivano evitati dalla tribù stessa o se ne allontanavano. Quando i tempi duri si abbattevano sugli abitanti della tribù, questi si riunivano attorno ai Sa'alik, che si occupavano dei loro bisogni. Quando la normalità veniva ripristinata, gli abitanti della tribù ripudiavano nuovamente i Sa'alik e li abbandonavano.


La somiglianza tra il rivoluzionario e il fuorilegge consiste nella loro decisione di deviare dai "sistemi" e dalle "leggi" accettate. Il passaggio del fuorilegge all'azione nazionale o politica, organizzata o spontanea, è agevole; non è compromesso dalle stesse complessità delle transizioni dei membri della borghesia, per esempio, che richiedono il rifiuto della loro classe sociale e dei rituali, dei costumi e delle comodità materiali che essa offre. Il fuorilegge, grazie  alla sua esperienza nel campo dei furti e delle frodi, padroneggia modi di operare al di fuori della legge, acquisisce competenze per affrontare l'arresto e le indagini e realizza operazioni che richiedono un alto grado di pianificazione preventiva. Queste esperienze sono simili nella loro logica pratica all'azione di resistenza, anche se gli obiettivi finali sono diversi.


Frantz Fanon era attento a questa sovrapposizione e scrisse quanto segue su queste figure fuorilegge ne I Dannati della Terra


Allo stesso modo, il popolo si serve di alcuni episodi della vita della comunità per tenersi pronto e per mantenere vivo il proprio ardore rivoluzionario. Per esempio, il gangster che blocca per giorni e giorni la polizia che si è messa sulle sue tracce, o che muore in un combattimento singolo dopo aver ucciso quattro o cinque poliziotti, o che si suicida per non rivelare i suoi complici: questi tipi illuminano la strada al popolo, formano gli schemi per l'azione e diventano eroi. Ovviamente, è fiato sprecato dire che questo o quell'altro eroe è un ladro, un mascalzone o un villano. Se l'atto per cui viene perseguito dalle autorità coloniali è un atto diretto esclusivamente contro una persona o una proprietà coloniale, la linea di demarcazione è definitiva e manifesta.


Come segno cruciale del suo attaccamento e amore per la comunità, del suo senso di giustizia e dell'acquisizione di strumenti analitici che gli hanno fornito una visione lucida e seria, il martire Sheikh Izz ad-Din al-Qassam ha detto dei fuorilegge: "Lasciateli fare il loro lavoro perché c'è una virilità in quel lavoro che un giorno trasformeremo in lotta santa, e finché il colonizzatore vuole uccidere le nostre anime, queste  persone sono più vicine a Dio e all'amore della lotta santa di coloro che si sottomettono". 


Lo storico marxista Eric J. Hobsbawm ha compreso il significato del fuorilegge o "bandito sociale", le cui peculiarità contraddicono la logica del diritto nei moderni Stati liberali, che si basa principalmente sul "contratto sociale" e sui "diritti naturali" dell'uomo alla proprietà, alla libertà e alla vita, come delineati da John Locke. Secondo questa concezione, il banditismo è un assalto alla proprietà privata; è un atto "criminale" nella terminologia dello Stato e delle classi colpite da tale atto "criminale". 


Uno dei libri di Hobsbawm si basa su una lunga e mitologizzata storia di quello che egli definisce "banditismo sociale", rintracciabile nell'immaginario popolare di varie società e incentrato sull'eroismo di ladri e banditi come Robin Hood, Rob Roy MacGregor e Jesse James. Hobsbawm affronta il fenomeno attraverso il suo contesto sociale, in cui il ruolo sociale del fuorilegge o del ladro è quello della vendetta, soprattutto se froda o ruba a un membro delle classi dominanti e tiranniche della società. Hobsbawm definisce questo ladro il "nobile rapinatore". In altri casi, come la mafia nel Sud Italia, il fuorilegge rappresenta un'alternativa all'ordine sociale dominante e alle relazioni imposte dalla classe dominante attraverso la polizia e altre forze di oppressione e contenimento. Hobsbawm trova una somiglianza tra i banditi sociali e gli eroi rivoluzionari, come Che Guevara, Võ Nguyên Giáp e Ho Chi Minh in Vietnam, o nel contesto arabo e islamico, quelli come Abdul Karim al-Khattabi, Omar al-Mukhtar, Izz ad-Din al-Qassam, Wadih Haddad e altri.


In molti casi, i fuorilegge diventano figure di agitazione in società che persistono in uno stato di sottomissione, in quanto sono i più capaci di esistere al di fuori del sistema che impone condizioni umilianti ai vivi. Essi possiedono inoltre conoscenze sufficienti per vivere e sostenersi al di fuori del dominio della legge ingiusta; impongono a loro stessi regole severe che organizzano il loro mondo con tradizioni giuste, garantendo all'essere umano la sua dignità e il diritto di vivere una vita dignitosa in cambio dell'adempimento dei propri doveri. Per esempio, se uno dei fuorilegge confessa alle autorità o denuncia uno dei suoi compagni, questo è sufficiente a porre fine alla sua traiettoria con il gruppo. 


Poiché i fuorilegge si trovano alla base della piramide sociale, il loro mondo è esplicito; non si lasciano ingannare dai trucchi e dalle bugie dell'autorità, né sono soggetti ai suoi discorsi, ai suoi strumenti di mediazione e alla fabbricazione dell'opinione pubblica. Il mondo in cui si trovano è un mondo incontaminato nella sua realtà, con tutte le sue difficoltà, miserie, povertà e ingiustizie. Si scopre così che hanno la massima considerazione della giustizia e che sono i più sprezzanti della sua assenza. 


È importante ricordare l'enorme connessione tra qualsiasi movimento o rivoluzione occulta e il mondo sotterraneo che esiste al di fuori della legge. La legge è uno strumento di normalizzazione e di egemonia nelle mani del potere, che si riserva il diritto di interpretarla o di rivederla. Pertanto, i movimenti rivoluzionari e clandestini esistono alla pari con la "malavita" fuorilegge. I movimenti rivoluzionari si sono sempre affidati a questa malavita per acquisire conoscenze pratiche, logistica e armi, nonché tattiche di manovra e metodi per ottenere finanziamenti, al fine di affrontare il nemico. 


Figure arabe, palestinesi e internazionali


Le figure di cui parleremo provengono tutte dalle classi sociali più povere e oppresse, che sono sottoposte al massimo grado di persecuzione. La maggior parte delle loro storie è accomunata da circostanze simili che portano alla creazione di una nuova umanità e a momenti di nascita e trasformazione. 


Stiamo parlando di individui la cui coscienza è formata dall'esperienza materiale e la cui vita inizia con il rifiuto da parte della società. Tuttavia, essi diventano eroi: le donne cantano di loro ai matrimoni e gli uomini acclamano i loro nomi e le loro virtù, mentre diventano modelli di eroismo e di ribellione. Stiamo parlando di individui che non sono altro che rivoluzionari fin dal primo momento. Nelle loro qualità, virtù e composizione psicologica, sono caratterizzati da coraggio, ribellione, audacia e intelligenza. Non si lasciano ingannare dagli orpelli e non sono mai addomesticati.


Avete sentito parlare di Ibrahim, il ragazzo che fu ucciso nel 1913, colui che amava Fatima, figlia del feudatario, e che per questo fu inseguito e perseguitato? Si rese conto della portata dell'ingiustizia e dell'oppressione imposta dallo Stato e dai feudatari ai contadini e ai poveri, così formò una banda che derubava i ricchi e riconosceva ai poveri i loro diritti. Quel ragazzo era Hekimoğlu Ibrahim, uno dei più famosi dissidenti dell'Impero Ottomano, che divenne poi una delle icone più note dell'epica  popolare. Oggi, si canta delle sue gesta e le nonne raccontano la sua storia ai bambini per inculcare loro i valori più alti, approfondendo i concetti di lotta, libertà, giustizia, uguaglianza e amore. 


Hekimoğlu assomiglia in qualche modo all'eroe popolare inglese Robin Hood o al principe dei Sa'alik, Urwa ibn al-Ward, ma assomiglia soprattutto al rivoluzionario scozzese William Wallace, raffigurato nel film Braveheart, nel cui caso anche l'amore fu il motore della rivoluzione. E così come la vita di Hekimoğlu ha ispirato la gente, anche la sua morte ha ispirato la gente. L'immagine di lui morto che culla il suo fucile Martini-Henry fece sì che tutti i giovani dell'Impero Ottomano desiderassero quello stesso fucile. Ancora oggi, le nostre canzoni e i nostri canti popolari in Palestina ricordano Hekimoğlu attraverso quel fucile Martini.


Queste figure fuorilegge si distinguono dai rivoluzionari solo per la coscienza e la missione politica. Questi ultimi, la cui base sociale e i cui progetti politici sono creati dalle condizioni materiali, diventano la speranza e il modello di una nazione. Nel suo libro Guerrilla Warfare, Guevara ha notato questa grande somiglianza quando ha detto: 


Il guerrigliero conta sul pieno appoggio della popolazione locale. È una condizione indispensabile. E questo si vede chiaramente considerando il caso delle bande di banditi che operano in una regione; esse hanno molte caratteristiche di un esercito di guerriglieri, l'omogeneità, il rispetto per il capo, il coraggio, la conoscenza del terreno...


Secondo Guevara, se il popolo si riunisce attorno a  queste bande, queste si trasformeranno in rivoluzionari. 


Lo dimostra la storia del militante iracheno martire Suwaiheb, il contadino ucciso dalle bande assoldate dai signori feudali ad al-Ahwar, vicino al fiume al-Kahla, in Iraq, nel 1959. Fu il primo martire dopo la rivoluzione del 14 luglio 1958, commemorato da Muthaffar al-Nawab, nella poesia Suwaiheb, cantata da Sami Kamal. 


Sebbene il popolo abbia accolto queste persone come icone ed eroi che illuminano il cammino, lo Stato e la sua legge non sono stati in grado di spiegare la logica in atto. Anche quando le autorità hanno usato queste icone come miti nei loro progetti di statualità, hanno continuato a considerarle fuorilegge. A questo proposito possiamo fare riferimento all'epopea popolare dell'eroe egiziano, il martire Adham al-Sharqawi, la cui memoria gli egiziani commemorano ancora oggi nelle loro canzoni popolari e sulla cui vita sono state realizzate due serie televisive. La sua storia è stata introdotta durante l'era di Nasser, mentre la marea del panarabismo socialista travolgeva tutti, ed è stato girato un film sulla sua vita, interpretato da Abdullah Ghaith e diretto da Hossam El Din Mustafa, con Abdel Halim Hafez che cantava il mawil e le canzoni popolari del film. Eppure, gli abiti di Adham al-Sharqawi, ucciso nel 1921 a 23 anni, sono ancora esposti nella sezione "Notevoli Criminali" del Museo Nazionale della Polizia. 


Il martire e teorico rivoluzionario Malcolm X è uno degli esempi più famosi di fuorilegge rivoluzionario. Nato da una piccola e povera famiglia nera, crebbe sotto un sistema razzista che nessuna persona sana poteva accettare. Nel 1931, quando aveva sei anni, suo padre fu ucciso da un gruppo di suprematisti bianchi. Anche quattro dei suoi zii furono uccisi per mano dei bianchi, senza processo. Sua madre fu ricoverata in un ospedale psichiatrico. 


La presenza di Malcolm in una scuola per bianchi fu sufficiente a fargli comprendere la portata dell'ingiustizia subita dai neri, anche alla tenera età di sei anni. I semi della ribellione e della rivoluzione furono piantati in lui fin da piccolo. Imparò a gridare di rabbia, come il personaggio di Mufid al-Wahsh nel romanzo di Hanna Mina La fine di un uomo coraggioso. Malcolm X ha detto di questa fase della sua vita: "Così presto nella mia vita, ho imparato che se vuoi qualcosa, devi fare un po' di rumore".


Quando raggiunse la pubertà, queste proteste assunsero una forma più violenta e ribelle. Intraprese furti e rapine e per questo fu incarcerato, continuando gli studi liceali in carcere. In seguito, lasciò il carcere per Boston e New York, dove si tuffò in un mondo di violenza, crimine e droga, prima di tornare in prigione.


Il suo momento di rinascita è avvenuto in carcere ed è emerso un nuovo essere umano. La sua coscienza dell'ingiustizia di cui sono vittime le persone nere negli Stati Uniti si è ampliata. La crudeltà della vita in carcere gli diede la conoscenza e l'arte di interpretare i comportamenti devianti della società come fecero Fanon e Ali Shariati, e non come fanno le persone poco istruite che li considerano patologie o mutazioni genetiche.


Malcolm X ha percorso il suo cammino per diventare uno dei più influenti leader neri, partecipando anche  alle lotte di altre nazioni, come la rivoluzione algerina. La sua era una mente critica che non poteva accettare bugie, inganni e ciarlatanerie. Sosteneva che il pensiero e la teoria devono essere sottoposti alle condizioni sociali. A quel punto, iniziò la caccia alla sua vita e furono compiuti diversi attentati contro di lui, finché uno andò a segno il 21 febbraio 1965.


Quanto al martire algerino Ali La Pointe, nato nel 1930, conobbe l'ingiustizia, la povertà e lo sfruttamento nelle fattorie coloniali della sua città di Miliana, in Algeria. Poi si trasferì ad Algeri, la capitale, per praticare il pugilato, uscendo presto dalla legge coloniale e finendo in prigione. Lì è rinato. Quanti eroi nazionali sono nati in prigione? Anche Abu Jilda, Al-Armit, Farid Al-'As'as e Abu Kabari sono nati in prigione e sono poi diventati simboli nazionali.


La Pointe, quel nome che si è legato al nostro eroe, l'eroe della Battaglia della Casbah, l'arena su cui lui, Ali La Pointe, esercitava il suo controllo prima della sua rinascita, colui che ha condotto diverse operazioni contro l'occupazione francese ad Algeri, aiutando la rivoluzione nel suo spostamento dalle montagne alle città. Il 9 ottobre 1957, i francesi fecero saltare in aria il suo nascondiglio. Fu martirizzato insieme ad altri tre eroi: la giovane Hassiba Ben Bouali, Talib Abdel Rahman e il bambino Omar, che divenne anche uno dei tanti simboli della rivoluzione.


E qui citiamo l'eroe martire Hussein Al-Ali, proveniente dai Saqrs arabi della valle del Beisan. È uno dei più importanti esempi palestinesi. Al-Ali uccise un cugino che gli aveva fatto un'ingiustizia. (La maggior parte degli esempi palestinesi simili a Hussein Al-Ali iniziano le loro storie in uno scontro con l'autorità partendo dal basso della piramide, come il mukhtar, poi il signore feudale e infine la borghesia che assume il volto del colonizzatore e del suo comprador). Inseguito dalle autorità britanniche, si diede alla clandestinità fino alla Grande Rivolta del 1936, diventandone uno dei leader e dei simboli più importanti. Hussein fu poi martirizzato in una dura battaglia con le forze del nemico britannico. È stato immortalato dal poeta Tawfiq Ziyad nella sua epopea Sarhan e il gasdotto, cantata dal gruppo 'Ashiqin.


L'inizio di ogni rivoluzione è un'uscita, un'uscita dall'ordine sociale che il potere ha sancito in nome della legge, della stabilità, dell'interesse pubblico e del bene superiore. Ogni autorità sociale ed economica si interseca necessariamente con l'autorità politica e ne è un'estensione. È così che queste figure eroiche possono essere comprese e apprezzate dal grande pubblico, che ne viene sopraffatto, come per istinto. Da qui si comprende l'ostilità dell'autorità sociale, economica e politica nei confronti di queste figure e l'uso della legge come strumento per offuscarne l'immagine e criminalizzarle. Comprendiamo quindi anche il passaggio graduale dal fuorilegge al rivoluzionario, colui che resiste.

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