Una conferenza israeliana sull'antisemitismo sta andando a rotoli… perché hanno invitato troppi antisemiti
- Jonathan Ofir
- 26 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 30 mar
Una conferenza israeliana sull'antisemitismo è finita nel mirino a causa della partecipazione di esponenti politici europei di estrema destra, molti dei quali sono noti per il loro razzismo antiebraico. Per quanto offensivo, questo elenco di invitati non dovrebbe sorprendere, data la storia sionista.

Oggi il governo israeliano inizierà a ospitare una conferenza di due giorni sull'antisemitismo. Ironia della sorte, l'iniziativa ha iniziato a sgretolarsi a causa delle accuse di antisemitismo mosse a troppe persone che vi partecipano.
La conferenza di questa settimana è gestita dal Ministero israeliano della diaspora, guidato da Amichai Chikli (Likud). L'evento, intitolato “Conferenza internazionale sulla lotta all'antisemitismo”, è il culmine della “Settimana della diaspora” israeliana, ma in realtà ha lo scopo di raccogliere ulteriore sostegno per le politiche razziste di Israele. Chikli ha difeso Elon Musk l'anno scorso quando quest'ultimo ha attaccato George Soros per “odiare l'umanità” e lo ha paragonato al cattivo dei fumetti degli X-Men, Magneto, che come Soros è un sopravvissuto all'Olocausto. Ora, la lista degli ospiti per la sua conferenza sull'antisemitismo sta generando così tante polemiche che persino i sionisti reazionari non possono sostenerla.
Secondo il Times of Israel, tra gli invitati figurano:
"La lista degli invitati alla conferenza include i controversi politici europei di destra Jordan Bardella, presidente del partito francese di estrema destra Rassemblement National, fondato dal noto antisemita e negazionista dell'Olocausto Jean-Marie Le Pen; Marion Maréchal, deputata francese di estrema destra al Parlamento europeo e nipote di Le Pen; Hermann Tertsch, deputato spagnolo di estrema destra al Parlamento europeo; Charlie Weimers, del partito svedese di estrema destra Democratici Svedesi; e Kinga Gál, del partito ungherese Fidesz”.
Questo elenco di personalità dell'estrema destra europea ha portato alcuni dei più importanti difensori di Israele, come il CEO dell'Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt, il Gran Rabbino britannico Ephraim Mirvis e altri, a ritirarsi dall'evento.
Ma uno sguardo alla storia sionista mostra che tali alleanze non sono insolite. Infatti, i leader sionisti e lo Stato israeliano hanno a lungo ospitato fascisti e antisemiti nel loro obiettivo di colonizzare la Palestina.
La lunga storia di collaborazioni tra sionisti e antisemiti
Anche se per alcuni potrebbe essere sorprendente, la conferenza e la sua offensiva lista di invitati non sono fuori luogo nella storia sionista. Agli albori del sionismo, il fondatore del movimento Theodor Herzl scrisse infatti nel suo diario che “gli antisemiti diventeranno i nostri amici più fidati, i paesi antisemiti i nostri alleati”. E così è stato.
Tali alleanze si sono verificate in varie occasioni nel corso della storia sionista, per vari programmi specifici. Tali programmi includevano l'accordo di trasferimento tra lo Yishuv sionista (il sistema politico ebraico in Palestina) negli anni 1933-39, in base al quale si svolse l'incontro di Berlino del 1937 tra Adolf Eichmann e l'agente ebreo sionista e Haganah Feivel Polkes. L'incontro includeva una discussione sulla possibilità che il regime nazista potesse fornire armi per la lotta sionista contro il mandato britannico in Palestina. Lo stesso anno Eichmann visitò la Palestina, ospite di Polkes.
Un altro esempio di collaborazione tra nazisti e sionisti fu quando la Banda Stern (o LEHI, un ramo dell'Irgun, guidato da Yaakov Stern) tentò di stringere un'alleanza con la Germania nazista nel 1940-41. Le proposte fatte dalla Banda Stern a Hitler prevedevano una “partecipazione attiva alla guerra al fianco della Germania”, citando una “alleanza di interessi” tra la “visione tedesca del mondo e le vere aspirazioni nazionali del popolo ebraico”. Sostenevano che “l'istituzione dello Stato ebraico storico su base nazionale totalitaria, in un rapporto di alleanza con il Reich tedesco, è compatibile con la conservazione del potere tedesco”.
L'Irgun e la Banda Stern erano entrambi ideologicamente discendenti di Vladimir Jabotinsky e del suo “Muro di ferro”, che è anche l'ideologia fondante del partito Likud. I leader di questi gruppi paramilitari, Menachem Begin e Yitzhak Shamir, divennero in seguito primi ministri di Israele. Naturalmente, anche l'attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu, è un erede di questa ideologia.
Negli anni '30, i seguaci di Jabotinsky si addestrarono in Italia sotto Mussolini e il suo governo fascista osservò che:
“Con il consenso di tutte le autorità competenti è stato confermato che le opinioni e le inclinazioni politiche e sociali dei revisionisti sono note e che sono assolutamente in accordo con la dottrina fascista. Pertanto, come nostri studenti porteranno la cultura italiana e fascista in Palestina”.
Anni dopo, le alleanze con i governi di estrema destra sono state rafforzate da Netanyahu, che ha gettato nel dimenticatoio il popolo ebraico e la storia della persecuzione ebraica. Lo ha fatto quando ha difeso il presidente ungherese Viktor Orbán, proprio mentre Orbán elogiava i collaboratori nazisti e attaccava George Soros con una campagna antisemita, e quando ha aiutato la Polonia nel suo tentativo ultranazionalista di revisionismo dell'Olocausto, per cancellare la propria responsabilità storica.
Questa vicenda mette in luce come sionisti e antisemiti abbiano spesso trovato un terreno politico comune, proprio come aveva predetto Herzl. Per gli antisemiti, l'idea di uno “Stato ebraico” rappresenta qualcosa con cui possono identificarsi: un potere brutale e ultranazionalista contro una popolazione oppressa non bianca (in linea con le politiche ultranazionaliste contro le persone immigrate), e l'approvazione sionista che ripulisce i propri precedenti: se lo Stato ebraico li approva, non possono essere razzisti.
L'adesione fascista al “nuovo antisemitismo”
Questa traiettoria di convenienza politica si è anche basata su un concetto che Israele ha fortemente sostenuto almeno dagli anni '70: il “nuovo antisemitismo”.
Il concetto, in poche parole, pone Israele come il “giudeo tra le nazioni” e sostiene che mentre il “vecchio antisemitismo” era principalmente contro le singole persone ebree o le comunità ebraiche in quanto tali, ora si è trasformato in odio verso Israele come rappresentazione di tutti le persone ebree. L'idea è circolare e non può essere confutata, poiché anche una critica fattuale dello Stato di Israele è sospettata ideologicamente di essere un attacco razzista contro le persone ebree.
Questo è il “trucco” di cui la defunta ministra israeliana Shulamit Aloni ha parlato ad Amy Goodman in Democracy Now! nel 2002:
“Beh, è un trucco, lo usiamo sempre. Quando qualcuno dall'Europa critica Israele, allora tiriamo fuori l'Olocausto. Quando in questo paese (gli Stati Uniti) le persone criticano Israele, allora sono antisemite... e questo giustifica tutto ciò che facciamo contro il popolo palestinese”.
Il concetto di ‘nuovo antisemitismo’ è quello che informa la famigerata definizione di antisemitismo dell'IHRA, che viene applicata con crescente fervore a livello internazionale per soffocare e raffreddare le critiche a Israele.
Ma il rovescio della medaglia di questa argomentazione è che se una persona, o un partito politico, sostiene Israele, allora non può essere antisemita. Questo è il motivo per cui il governo israeliano si sente a suo agio nell'invitare noti partiti politici di estrema destra, con una storia di razzismo antiebraico, a una conferenza sull'antisemitismo. Perché alla fine, si tratta davvero di sostenere Israele.
Chikli dice di vedere i partiti di estrema destra europei come “alleati che contrastano l'ascesa del fondamentalismo musulmano e dell'antisemitismo nel continente”. “Il nostro obiettivo era invitare amici di Israele provenienti da tutto lo spettro politico”, ha detto il portavoce di Chikli. “Il modo per raggiungere persone con opinioni diverse dalle tue è incontrarle e discutere delle differenze, non escluderle”.
Natan Sharansky, presidente dell'Istituto per lo studio dell'antisemitismo globale e importante lobbista del “nuovo antisemitismo”, sembrava essere d'accordo con lui: “Coloro che continuano a mantenere le loro opinioni antisemite ovviamente non hanno posto nelle conferenze contro l'antisemitismo. Tuttavia, coloro che affermano di aver cambiato le loro opinioni nei confronti degli ebrei meritano certamente di essere ascoltati”, ha scritto su Facebook.
Naturalmente, Israele alla fine li ripulirà, c'è troppo capitale politico in gioco.
L'obiettivo di Israele: legittimare il genocidio
Ciò che l'intera vicenda ha chiarito è che non si tratta di vero antisemitismo. L'obiettivo di Chikli è combattere coloro che criticano Israele.
Nella sua lettera aperta a Papa Francesco dello scorso dicembre, Chikli ha criticato il suggerimento fin troppo mite del Papa di studiare se Israele stesse effettivamente commettendo un genocidio. Chikli ha tirato fuori la carta dell'Olocausto, suggerendo che lo stesso Papa si stava impegnando nella negazione dell'Olocausto attraverso la “banalizzazione”:
“Come popolo che ha perso sei milioni di figli e figlie nell'Olocausto, siamo particolarmente sensibili alla banalizzazione del termine ‘genocidio’, una banalizzazione che si avvicina pericolosamente alla negazione dell'Olocausto”.
Quando fondi il tuo “stato ebraico” espropriando il popolo palestinese, il tuo sionismo finirà per chiudere il cerchio dell'antisemitismo, rafforzando le stesse forze che hanno portato avanti la tua stessa persecuzione storica.
Non esiste un “nuovo antisemitismo”. Israele sta solo cercando di ottenere sostegno per il proprio razzismo anti-palestinese sfruttando la storia di oppressione del popolo ebraico. Forse riusciranno ancora a darsi la zappa sui piedi.