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Perché Israele ha occupato cinque alture in Libano

  • Immagine del redattore: Hassan Jouni
    Hassan Jouni
  • 19 feb
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 27 mar

L'occupazione da parte di Tel Aviv di cinque alture in Libano non offre alcun vantaggio militare reale, ma serve soprattutto a scopi psicologici e politici. Tuttavia, se le truppe israeliane rimangono lì a lungo, il rischio è che il cessate il fuoco crolli.



Foto di un soldato israeliano
Foto di un soldato israeliano (The Cradle)

Alle 4:00 del 18 febbraio è scaduto il termine per il ritiro delle truppe israeliane dal territorio libanese, dietro la Linea Blu delimitata dalle Nazioni Unite sul confine reciproco.


Washington non ha potuto o voluto fare pressione su Tel Aviv affinché rispettasse i suoi impegni e si ritirasse dal sud del Libano, come previsto dall'accordo di cessate il fuoco firmato il 27 novembre tra i due Stati avversari.


Il comitato di controllo di cinque membri che supervisiona la tregua - che comprende Stati Uniti, Francia e forze dell'ONU (UNIFIL) - non è riuscito a costringere Israele ad attuare la clausola più importante dell'accordo.


Infatti, le forze di occupazione israeliane rimangono su cinque alture strategiche all'interno del territorio libanese, vicino al confine, come si vede nella mappa qui in basso. Tel Aviv ha spostato parte del contingente militare alla la fine della tregua per ragioni apparentemente logistiche: il blocco di Oeida, ad esempio, è stato scartato perché l'esercito nemico avrebbe dovuto attraversare i villaggi di Odaisseh o Kfar Kila.


I cinque siti attualmente ancora occupati dalle truppe israeliane sono:

  1. La collina di Hamames che si affaccia direttamente sull'insediamento ebraico di Metula ed è ricca di vegetazione, fornisce una copertura naturale per eventuali movimenti di truppe.

  2. La collina Labbouneh che si trova nel distretto di Tiro (Sour) ed è un passaggio obbligato per le forze di occupazione per entrare nel Libano meridionale. La collina domina gli insediamenti ebraici di Hanita, Shlomi, Ya'ara e Admit.

  3. La collina di Mount Blat che è situata nel Libano sud-occidentale e a circa un chilometro di distanza dalla Linea Blu, dominando i settori occidentale e centrale del sud.

  4. Aaziyyeh, situato nel settore centrale del sud, domina gli insediamenti ebraici di Zar'it, Shomera, Margaliot, oltre a molte città del Libano meridionale.

  5. Monte al-Deir, situato fuori dalla città di Aitaroun, nel settore centrale del Libano meridionale. È adiacente agli insediamenti ebraici di Avivim e Malikia e domina vaste aree nel profondo dell'Alta Galilea.


Mappa dei siti in Libano meridionale ancora occupati dalle forze israeliane.
Mappa dei siti in Libano meridionale ancora occupati dalle forze israeliane.

Un'occupazione “inaccettabile”


Il governo libanese ha respinto in modo unanime e deciso la presenza del nemico sul proprio territorio.


La mattina della scadenza del ritiro, il presidente libanese Joseph Aoun ha tenuto una riunione straordinaria con il presidente del Parlamento Nabih Berri e il primo ministro Nawaf Salam presso il palazzo presidenziale di Baabda, durante la quale sono stati discussi gli sviluppi sul confine meridionale, comprese le continue violazioni di Israele e la violazione dell'accordo.


Le tre cariche politiche più alte del Paese hanno ribadito la loro posizione nazionale unitaria, sottolineando la necessità di un ritiro completo di Israele dai territori libanesi occupati, in linea con il diritto internazionale e con la Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Hanno affermato il loro impegno a intensificare i contatti con la Francia e gli Stati Uniti per raggiungere questo obiettivo, sottolineando il diritto del Libano di adottare misure appropriate per liberare i propri territori. In una dichiarazione rilasciata dopo l'incontro, i politici hanno sottolineato il pieno impegno dello Stato nei confronti della Risoluzione 1701 in tutte le sue disposizioni e senza alcuna eccezione, in un momento in cui la parte israeliana continua ripetutamente a violare e trasgredire le disposizioni.


Inoltre, è stato sottolineato il ruolo delle Forze Armate Libanesi (LAF) e la loro piena disponibilità e preparazione ad assolvere i propri compiti sui confini internazionali riconosciuti per preservare la sovranità nazionale, proteggere la popolazione del Libano meridionale e garantirne la sicurezza e la stabilità.


Zero vantaggi militari per Israele


Ma come si ripercuotono queste dichiarazioni nella realtà sul campo? Le LAF saranno in grado di difendere il sud e lo Stato libanese è in grado di negoziare il ritiro di Israele? Il Libano potrà godere di sicurezza o stabilità politica mentre le truppe nemiche occupano le sue terre e compiono violazioni quotidiane contro la sua sovranità e integrità territoriale?


Prima di analizzare le ripercussioni delle violazioni dell'accordo di tregua da parte di Israele, è importante valutare queste cinque alture strategiche, che Tel Aviv sostiene essere vitale occupare “a scopo difensivo” per la protezione dei suoi insediamenti di confine. Ma questa premessa è reale?


Sulla base dello sviluppo dei moderni concetti militari e dei progressi della tecnologia militare e di sicurezza, la comprensione tradizionale dell'importanza delle alture geografiche in guerra è completamente cambiata.


Disporre di truppe fisiche in un territorio elevato, non è più necessario per monitorare, controllare e supervisionare i movimenti oltre il confine. Queste funzioni sono oggi facilmente garantite dai moderni aerei da ricognizione che operano, sorvegliano, monitorano, osservano, origliano, fotografano e mirano da qualsiasi altezza e quota desiderata da chi li manovra.


Di fatto, la moderna tecnologia di ricognizione agisce come una vetta mobile che, in molti casi, rimane invisibile al nemico.


Inoltre, le alture libanesi hanno perso molta della loro importanza nel contesto della guerra moderna, che oggi è asimmetrica e ibrida. Queste nuove guerre si basano su una dinamica in rapida evoluzione che trae vantaggio da una serie di geografie, come valli, tunnel e passaggi multipli ramificati - in particolare nel caso del Libano meridionale.


La resistenza libanese si affida da tempo a questi percorsi alternativi per attraversare il territorio israeliano occupato - percorsi che forniscono copertura e occultamento e che le posizioni elevate non sono in grado di rilevare.


Dunque, la motivazione dichiarata da Tel Aviv del perché continui ad occupare i cinque siti libanesi non è dovuta a considerazioni militari difensive di vitale importanza. Piuttosto, Israele cerca di raggiungere altri obiettivi occupando quelle alture.


Il primo obiettivo, per quanto meschino, è quello di risollevare il morale della popolazione e delle forze armate, cercando di uscire vittoriosi la battaglia in Libano.


Il secondo obiettivo di Israele, anch'esso di natura psicologica, è indirizzato ai coloni ebrei del nord che hanno abbandonato in massa i loro insediamenti e si rifiutano tuttora di tornarci. L'occupazione israeliana dei cinque siti libanesi cerca di incoraggiare i coloni a ritornare alle loro case posizionando le truppe sul territorio libanese, adiacenti agli insediamenti. Va notato, tuttavia, che potrebbe accadere l’opposto: i coloni potrebbero non sentirsi sicuri finché il loro esercito rimarrà in Libano - un promemoria della minaccia costante nelle loro vite.


In terzo luogo, la continua occupazione da parte di Tel Aviv ha lo scopo di estrarre dividendi politici da Beirut o addirittura da Washington, sia in Libano che altrove nella regione dell'Asia occidentale. I cinque siti occupati sono, in effetti, una leva per Israele, proprio come i prigionieri israeliani per la resistenza palestinese a Gaza. Una merce di scambio potenziale per Israele. In Libano, potrebbe essere barattato con un tentativo di eliminare le armi di Hezbollah, o anche di limitare la ricostruzione del sud, in modo che gli abitanti siano costretti a trasferirsi altrove.


E poi?


Nel contesto della palese noncuranza di Israele per l'accordo di cessate il fuoco e dell’occupazione militare permanente, il governo libanese si è assunto la responsabilità di gestire questa sfida e ha intensificato le comunicazioni con le parti coinvolte nel monitoraggio per spingere a un ritiro completo.


Hezbollah, attraverso il suo segretario generale Sheikh Naim Qassem, ha ufficialmente definito ciò che sta avvenendo un’occupazione a tutti gli effetti e ha invitato lo Stato libanese a lavorare per contrastarla.


È probabile che la nuova era libanese - vista la recente formazione di un governo dopo tre anni di vuoto - sia ancora alle prime fasi di preparazione delle riforme e della ricostruzione dello Stato e che faccia il possibile per voltare pagina rispetto all'occupazione per dedicarsi ai complessi problemi interni.


Ma cosa succede se lo Stato non raggiunge l’obiettivo di un ritiro completo dei militari israeliani? Può impedire ai residenti dei villaggi in prima linea e ai proprietari delle terre occupate di prendere le armi per resistere ed espellere il nemico?


In questo caso, è importante che le forze israeliane stanziate sulle cinque alture libanesi siano prima di tutto formalmente e pienamente descritte come forze di occupazione. Questo darà a coloro che desiderano condurre operazioni di resistenza contro le truppe e le installazioni israeliane il diritto legittimo di farlo in conformità con le leggi e le convenzioni internazionali.


Le azioni di resistenza difensiva, in particolare, sono possibili perché le alture sono distanti tra loro e non costituiscono una linea difensiva contigua o una zona cuscinetto, il che significa che possono essere facilmente isolate e prese di mira.


È probabile che questa diventi la nuova linea del fronte militare se l'occupazione si protrarrà a lungo, soprattutto se si considera che le persone che abitano nel sud del Libano hanno sacrificato vite e terra per garantire che non un solo soldato nemico rimanga in Libano.

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