Netanyahu ha esercitato pressioni su von der Leyen per il caso sul genocidio
- David Cronin
- 21 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 apr
Israele sta cercando di mantenere segreta la sua attività di lobbismo contro la causa legale volta a fermare il genocidio a Gaza.

Attraverso una richiesta di libero accesso alle informazioni, ho appurato che Benjamin Netanyahu ha contattato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in merito al procedimento avviato lo scorso anno dal Sudafrica.
L'ambasciata di Israele a Bruxelles si è opposta alla divulgazione della lettera del primo ministro. Per loro vergogna, lɜ funzionariɜ che lavorano per von der Leyen hanno accettato la richiesta di Israele.
Perché la Commissione europea dà a Israele il potere di veto su quali documenti possono essere resi pubblici? Cosa stanno cercando di nascondere von der Leyen e il suo entourage?
La denuncia presentata dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia ha dimostrato che Netanyahu e i suoi colleghi hanno avuto un chiaro intento genocida quando hanno dichiarato guerra a Gaza nell'ottobre 2023. Nella sentenza iniziale del gennaio 2024, la Corte ha ritenuto il caso plausibile e ha ordinato la cessazione dell'attacco israeliano.
La Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite impone ai governi di tutto il mondo l'obbligo di prevenire e punire questo crimine.
Nel mio ricorso contro il rifiuto di rendere pubblica la lettera di Netanyahu, ho sostenuto che la trasparenza è un prerequisito per verificare se la Commissione europea rispetti o meno il diritto internazionale.
Sulla base delle informazioni disponibili al momento, si può solo concludere che von der Leyen ha favorito un genocidio.
Von der Leyen ha visitato Netanyahu nell'ottobre 2023 mentre Israele stava compiendo massacri e infliggendo enormi distruzioni a Gaza. La presidente della Commissione Europea ha poi cercato di giustificare la violenza, suggerendo persino che Israele stesse adempiendo al dovere di proteggere il proprio popolo.
Non è la prima volta che Bruxelles nasconde informazioni per volere di Israele.
In passato, l'Unione Europea ha rifiutato di rispondere a semplici domande su quali ministeri e autorità israeliane partecipino ai "dialoghi antiterrorismo" che essa organizza. Un documento interno che ho ottenuto nel 2023 affermava che la diplomazia europea "teme che gli israeliani si possano offendano per la divulgazione" di tale informazione.
L'industria bellica è in fibrillazione
Questa paura di offendere si può notare nel patetico comunicato che lɜ leader dell'UE hanno rilasciato dopo il vertice di questa settimana. Sebbene la leadership abbia affermato di deplorare la rottura del cessate il fuoco a Gaza, non ha specificato il fatto che sia stato Israele a causarla, uccidendo centinaia di palestinesi.
Da parte sua, von der Leyen era troppo impegnata a pompare l'industria delle armi per versare qualche lacrima sulla ripresa degli attacchi di Israele. È più che probabile che Israele trarrà vantaggio dall'agenda da lei dettata. Lo sviluppo di nuovi droni e di capacità di "difesa aerea" sono due priorità da lei identificate.
Israele si è ritagliato una nicchia redditizia nel mercato globale delle armi vendendo droni sperimentati nell'attuale genocidio e durante le precedenti offensive contro il popolo palestinese. E lo "scudo aereo" che von der Leyen raccomanda per l'Europa sembra essere una copia carbone, o almeno modellata, dell'Iron Dome israeliano.
Elbit Systems e Rafael, le principali aziende israeliane produttrici di droni e di Iron Dome, stanno già traendo vantaggio dalla corsa dell'Europa all'aumento delle spese militari. Le due aziende hanno annunciato congiuntamente di essersi aggiudicate un nuovo contratto per fornire a non meglio precisati Paesi europei "un sistema di lancio e di difesa navale all'avanguardia".
I commercianti di armi che si riuniranno tra pochi giorni in occasione dell'evento Tel Aviv Sparks Innovation Summit staranno indubbiamente studiando come ottenere ancora più affari in Europa. Il tema degli "investimenti nella difesa" è tra gli argomenti in programma.
I nuovi piani di sovvenzionamento dell'industria degli armamenti promossi da von der Leyen dovrebbero aiutare soprattutto le imprese dell'UE. Tuttavia, von der Leyen ha assicurato che le armi finanziate nell'ambito di tali piani possono includere il 35% di contenuti provenienti da paesi extra-UE. Le aziende israeliane, che già collaborano strettamente con l'industria bellica europea, possono quindi trarre vantaggio dalla sua "generosità".
Attraverso la mia già citata richiesta di informazioni, ho anche appreso che l'Associazione Ebraica Europea (EJA), un gruppo di pressione pro-Israele, è stata in contatto con l'ufficio di von der Leyen (tramite canali diplomatici israeliani) per un possibile premio. Sembrerebbe che il gruppo voglia riconoscere formalmente il sostegno della presidente della Commissione Europea alla guerra contro Gaza. Ma questa è solo un'ipotesi: anche l'ambasciata dell'UE in Israele si è opposta alla pubblicazione della lettera dell'EJA.
E, naturalmente, i lacchè di von der Leyen hanno accettato ancora una volta le obiezioni di Israele, non sia mai che offendano uno Stato che sta compiendo un genocidio.